2 Novembre 2021

Due chiacchiere con Günther Gantioler

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Passione, entusiasmo e intuizione: Günther Gantioler è tutto questo e molto di più.

 

Specializzato in Bioedilizia e Tecnologia ambientale, è oggi il Direttore  Scientifico di Active & Passive House Institute Italia, l’ente certificatore italiano per le case attive e passive.

“In fondo, la culla della sostenibilità in edilizia è l’Italia, l’intero movimento è partito da qui. Poco dopo la mia laurea in Fisica, erano usciti i dati che confermavano come il 30% dell’impatto climatico dipenda dal nostro modo di costruire e per me è stato naturale “buttarmi” in quel settore.”

E così, eccolo negli anni ’90, nel primo centro ecologico che era stato aperto all’interno del monastero di Novacella:

“Con il mio ruolo di allora (Tecnico per le Energie Rinnovabili), avevo capito che la vera rivoluzione si faceva sull’edificio. A quel punto, ho iniziato a guardarmi attorno, cercando e vagliando tutti i protocolli costruttivi più evoluti al mondo. Dopo un’estenuante ricerca, ho individuato nel “Passive House” quello più adatto alle mie esigenze. L’ho portato in Italia e da quel momento mi sono dedicato alla sua promozione. Negli anni, ho realizzato ore e ore di formazione presso i costruttori. E’ una cosa che faccio tutt’ora, perché mi piace moltissimo fare divulgazione e il mio obiettivo è che le aziende siano il più possibile autonome: in questo modo, possono anche abbattere parte dei costi di certificazione”.

 

Nel 2005 costruisce il primo edificio passivo nel clima caldo e nel 2012 diventa presidente dell’Associazione Passive House a livello mondiale.

 

Tuttavia, da tecnico bioedile qual è, continua ad interrogarsi:

” Quando si vive in una casa, sono molti gli aspetti che incidono sul benessere percepito: il comfort, il calore, il silenzio, la qualità dei materiali, il rispetto dell’ambiente, ecc. Il problema che allora mi faceva impazzire, tuttavia, era legato al fatto che aspetti simili fossero difficili da quantificare. Non solo: i pochi protocolli esistenti in quella direzione erano estremamente costosi e dunque inapplicabili per piccoli edifici.” 

 

E allora, avanti con le ricerche, fino a scoprire in Danimarca il mondo Active House e fonda la prima associazione al mondo legata a questo protocollo: Active House Italia

” Questa certificazione cosa davvero poco rispetto alla Passive house ed è più completa, se vogliamo, perché contempla molti più aspetti: la sostenibilità dei materiali da costruzione, il comfort abitativo dell’edificio, l’impatto sull’ambiente, ecc.” (Clicca QUI per scoprire le differenze, n.d.r.)

 

A questo punto, viene spontaneo chiedere a Gantioler qual è il migliore fra i due protocolli:

“Io sono un fisico, le religioni per me non esistono. Esistono solo scelte corrette a seconda dell’obiettivo che si vuole raggiungere. Tuttavia, sono assolutamente convinto che, in ottica futura, tutti gli edifici diventeranno Passive House. La vera domanda non è se, ma quando. La grande sfida saranno i centri storici,  lì bisognerà capire come conciliare i materiali con le esigenze di preservare l’aspetto estetico degli edifici, nella consapevolezza che le Active House ci permetteranno di produrre energia per cederla. Un sogno, se vogliamo, ma certo alla portata di una società evoluta.”

 

 

 

 

 

 

 

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